In questi giorni di rientro dalle ferie, rubriche in tv, giornali, siti, riportano dei consigli su come affrontare quello che è stato definito Stress da Rientro.
Cos’è ? Quali sono i sintomi? Alcuni studiosi parlano di sindrome da rientro, riportando un quadro di sintomi come ansia, insonnia, nervosismo, spossatezza etc. che la persona prova di fronte ad un evento traumatico, in questo caso “il rientro”. Così vengono elargiti i consigli più disparati ovvero dormire molto e bene, seguire una dieta sana ed equilibrata, prendersi delle pause, uscire all’aria aperta, rientrare dalle ferie qualche giorno prima in modo tale da avere il tempo necessario per abituarsi all’idea.
Può il “rientro” costituire un evento traumatico tanto da parlare di stress?
Chi non ricorda la pubblicità di una nota azienda di crociere, dove i protagonisti al ritorno dal viaggio, al solo ricordo di quanto avevano vissuto iniziavano a piangere. Qual era la soluzione proposta? Ritornare in crociera, come se fosse l’unica soluzione possibile al “problema” che invece, se ci pensate bene, più che risolverlo lo posticipa, perché “lo stress” si ripresenterebbe comunque al ritorno.
E allora come si fa?
E’ il modo in cui pensiamo al lavoro che ci fa vivere il lavoro stesso come uno stress.
Se io lo vivo come pesante, noioso, abitudinario, come posso pensare di stare bene in un contesto di questo tipo?
Inoltre, soluzioni come quelle elencate in precedenza più che risolverlo il “problema” (se così possiamo definirlo) lo peggiorerebbero, in quanto non farebbero altro che passare l’idea che solo in vacanza si può stare bene, tornando alla vita quotidiana si sta sicuramente male.
Nella mia terra d’origine, il Salento, c’è un detto che recita così “Ha spicciatu li fae di Barletta, allu Garganu ti tocca” che tradotto significa “ Hai finito le fave di Barletta, ora mangerai quelle del Gargano”, massima che di solito gli anziani del posto recitano quando vogliono affermare che la festa è finita, così come le cose piacevoli ed ora si ritorna alla vita quotidiana. Se ci pensate, la potenza del messaggio che ci viene inviato attraverso queste parole è assurda, come se tutto ciò che io vivo in vacanza debba rimanere soltanto lì, a quell’istante e così mi ritrovo ad aspettare con trepidazione e con “ansia” le tanto agogniate ferie perché solo in quel momento posso sperimentare sentimenti di libertà, di spensieratezza.
Ma siamo sicuri che sia proprio così? Secondo quale principio io posso sentirmi libero e spensierato soltanto in vacanza? Cosa mi impedisce di esserlo anche al lavoro, a scuola o nella mia vita quotidiana? Cosa mi ha permesso di sentirmi libero e spensierato? Ad esempio, potremmo così scoprire che è la possibilità di decidere come e quando vivere le varie situazioni a farmi sentire spensierato, felice, contento. E’ il senso di libertà che mi fa stare bene ed io aggiungerei anche avere più possibilità di scelta. Perché siamo così impegnati nella vita quotidiana a far quadrare i nostri impegni tanto da non accorgerci che così ci stiamo precludendo delle possibilità di scelta.
Spesso ci ritroviamo in vacanza a fare mille cose, a riempirci di impegni…ci sentiamo energici, pieni di vita, esploriamo città, musei, facciamo escursioni, sport e poi una volta ritornati alla vita quotidiana non ce la facciamo, non abbiamo le energie. Cos’è allora che ci dava quell’energia in vacanza? Forse il nostro bisogno di libertà, spensieratezza e perché allora non preoccuparsi di soddisfare quei bisogni anche nella vita quotidiana?
Vivere la vacanza come un traguardo non potrà aiutarci a vivere la nostra quotidianità un po’ meglio anzi peggiorerà la situazione. Facciamo in modo che sia un po’ vacanza tutti i giorni, a volte bastano pochi minuti da dedicare a noi stessi per stare bene.
E ricordate “Se cambi atteggiamento verso le cose, finisci per cambiare le cose”.